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ISS verso il pensionamento: il piano NASA per il rientro

La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) si avvicina alla sua fase di pensionamento. Recentemente, la NASA e SpaceX hanno reso noto il loro programma per il congedo definitivo della stazione.

La stazione, attiva in orbita da quasi 24 anni, sta mostrando segni di usura. Questa settimana è stata delineata una strategia per il suo smantellamento: SpaceX, sotto contratto con la NASA, si occuperà di portare la stazione sulla Terra, facendola bruciare nell’atmosfera durante il rientro.

Mercoledì, NASA e l’azienda di Elon Musk hanno presentato un piano per garantire un rientro controllato nell’atmosfera terrestre, dove i resti della struttura saranno fatti precipitare in un’area remota degli oceani. Questo processo di smantellamento si prevede si completi entro l’inizio del 2031, anno in cui la ISS avrà compiuto 32 anni. Tra le opzioni scartate dalla NASA ci sono il recupero di tutte le componenti sulla Terra e l’assegnazione della gestione a un altro ente.

La NASA ha conferito a SpaceX un contratto del valore di 843 milioni di dollari (circa 770 milioni di euro) per la distruzione della stazione, che rappresenta la più grande struttura mai progettata al di fuori del nostro pianeta.

Perché è necessario dismettere la ISS?

La stazione spaziale mostra chiari segni di invecchiamento. I primi moduli furono lanciati in orbita alla fine del 1998, con l’arrivo dei primi astronauti due anni dopo. L’Europa e il Giappone hanno contribuito con diversi elementi, mentre il Canada ha fornito bracci robotici avanzati.

Con il ritiro degli shuttle della NASA nel 2011, la stazione aveva raggiunto dimensioni comparabili a un campo da calcio, con un peso vicino ai 430.000 kg. La NASA prevede di continuare le operazioni sulla stazione almeno fino al 2030, puntando a un futuro in cui aziende private possano lanciare le loro stazioni spaziali entro tale data.

Tale strategia, già attuata per i rifornimenti e il trasporto di equipaggi, consentirà alla NASA di concentrarsi su progetti più ambiziosi, come missioni verso la Luna e Marte.

Perché non riportare la stazione sulla Terra?

La NASA ha considerato ipotesi come il smontaggio della ISS per riportarne i pezzi sulla Terra, oppure di lasciare che aziende private recuperassero alcune sue componenti. Tuttavia, si è rilevato che la stazione spaziale non era progettata per essere smontata in orbita; intraprendere un’operazione del genere sarebbe estremamente costoso e pericoloso per gli astronauti coinvolti.

Inoltre, attualmente non esistono navicelle spaziali di dimensioni adeguate, simili agli storici shuttle della NASA, per effettuare il recupero. Un’altra idea era quella di spostare la stazione verso un’orbita più alta e stabile, ma anche questa alternativa è stata abbandonata a causa di problemi logistici e del rischio aumentato di débris spaziale.

Qual è il piano per la distruzione?

Le navicelle spaziali che visitano regolarmente la stazione la posizionano in un’orbita alta di circa 420 km. Se questo non fosse fatto, la ISS scenderebbe progressivamente fino a entrare in una caduta incontrollata verso la Terra.

La NASA mira a garantire un rientro sicuro nei vasti oceani del Pacifico meridionale o nell’Oceano Indiano. L’intenzione è quella di inviare una navetta che si agganci alla stazione e ne controlli il rientro. Si prevede che alcuni pezzi, variando dalle dimensioni di un forno a microonde a quelli di un’automobile, sopravvivano all’impatto atmosferico, generando una scia di detriti lunga circa 2.000 chilometri.

Inizialmente, la NASA stava considerando l’uso di tre navi da rifornimento russe per questa operazione, ma necessitava di un veicolo più potente. Così, a giugno, SpaceX è stata scelta per il lavoro.

Quali caratteristiche avrà il veicolo spaziale di SpaceX?

SpaceX prevede di utilizzare una capsula Dragon standard, quella comunemente utilizzata per il trasporto di rifornimenti e astronauti sulla ISS, ma con un bagagliaio significativamente più grande, capace di ospitare un record di 46 motori e oltre 16.000 chilogrammi di carburante.

Sarah Walker di SpaceX ha spiegato che la sfida sarà quella di realizzare una navetta sufficientemente potente da guidare la stazione spaziale, in grado di resistere alle forze e agli strattoni legati alla crescente resistenza atmosferica durante la fase finale del rientro.

Secondo la NASA, questo veicolo spaziale necessiterà di un razzo particolarmente potente per riuscire a raggiungere l’orbita. La capsula verrà lanciata un anno e mezzo prima dell’inizio del processo di distruzione della stazione. Gli astronauti resteranno a bordo durante la lenta discesa verso la Terra, abbandonando la ISS sei mesi prima della distruzione prevista. Una volta che la stazione si troverà a circa 220 km di altezza, il Dragon provvederà al suo rientro finale quattro giorni dopo.

Ci sono stati precedenti simili?

La prima stazione spaziale della NASA, lo Skylab, collassò nel 1979, con i detriti che si dispersero sull’Australia e sul Pacifico circostante. Inizialmente, l’agenzia spaziale sperava che uno degli equipaggi dello Space Shuttle potesse agganciarsi a un razzo per controllare il rientro di Skylab o per aumentare la sua orbita. Tuttavia, la navetta non era ancora pronta a quel tempo (il primo volo avvenne solo nel 1981).

I controllori a terra riuscirono a controllare il rientro di Skylab, indirizzandolo verso l’Oceano Indiano, mentre alcuni frammenti atterrarono anche in Australia occidentale. La Russia ha un’esperienza maggiore in questa operazione; la stazione Mir ha funzionato per 15 anni prima di essere guidata verso un rientro nel Pacifico nel 2001. Prima di ciò, diverse stazioni del programma Salyut sono state fatte rientrare sulla Terra in modo più o meno controllato.

Si recupererà qualcosa dalla ISS?

La NASA ha manifestato l’intenzione di riportare indietro alcuni piccoli oggetti dall’interno della stazione spaziale con l’idea di esporli in un museo. Tali oggetti potranno essere recuperati dalle navette di rifornimento di SpaceX uno o due anni prima della distruzione finale della stazione.

“Purtroppo, non possiamo riportare a casa oggetti di grandi dimensioni” ha dichiarato Ken Bowersox della NASA. “La parte emotiva di me vorrebbe salvare qualcuno di questi oggetti, ma l’approccio più pragmatico è procedere con la distruzione della stazione”.

Foto crediti & articolo ispirato da: Euronews

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