Perché l’Europa considera i data center spaziali?

Con il crescente sviluppo dell’intelligenza artificiale, la richiesta di centri dati ha registrato una notevole crescita. Tuttavia, queste strutture occupano ampi spazi e richiedono ingenti quantità di energia. Indirizzarli verso l’orbita terrestre potrebbe rappresentare una soluzione efficace per affrontare queste sfide.

L’adozione dell’intelligenza artificiale generativa ha portato a un aumento significativo della domanda di data center. I principali problemi associati a tale richiesta includono la carenza di spazio e l’alta domanda energetica. In risposta, l’Europa sta valutando l’invio di centri dati nello spazio, contribuendo così a raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica previsti dal Green Deal entro il 2050.

Un’analisi recente di Thales Alenia Space ha evidenziato che l’idea di lanciare i data center in orbita è sia tecnicamente che ambientalmente e economicamente sostenibile, con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici. “Oggi possiamo affermare che i risultati sono molto positivi”, ha dichiarato Damien Dumestier, responsabile dello studio. “Abbiamo identificato una soluzione praticabile, economicamente valida e con un’impronta di carbonio meno significativa rispetto a quella terrestre”.

Lo studio, avviato da Thales Alenia Space per conto della Commissione europea, ha richiesto 16 mesi di ricerca e un investimento di 2 milioni di euro.

Problema di spazio

I data center sono strutture fisiche destinate ad ospitare i sistemi informatici di un’azienda e ad elaborare elevati volumi di dati, facilmente accessibili da qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, la loro operatività è estremamente energivora.

Secondo le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia, entro il 2026 il consumo annuale dei data center potrebbe toccare i 1.000 terawattora, una cifra equiparabile al fabbisogno energetico del Giappone. L’idea è quella di alimentare questi centri dati spaziali attraverso energia solare.

Dumestier ha evidenziato che un progetto di questa portata non potrebbe essere realizzato prima del 2036. “Esiste un ristretto gruppo di grandi acquirenti, interessati a spazi per data center, pronti a investire somme considerevoli”, ha commentato Kevin Restivo, esperto di ricerca sui data center europei per la società di consulenza immobiliare Cbre. Questi acquirenti appartengono a giganti tecnologici come Microsoft, Amazon Web Services e Google, noti come “hyperscaler”.

Restivo osserva che la maggior parte dei mercati metropolitani europei soffre di carenze energetiche e risulta complesso trovare terreni adeguati con accesso a potenza sufficiente. Questo potrebbe portare alla costruzione di data center in aree europee che storicamente non ne hanno avuti. Un esempio è l’acquisto di un terreno da parte di Microsoft nello Yorkshire, nel Nord dell’Inghilterra.

Una visione futuristica

Secondo Restivo, l’idea di inviare data center nello spazio è attualmente più una visione ideale che una realtà concreta. “Ritengo che la ricerca riguardante data center nello spazio o sott’acqua sia un progetto promettente”, ha affermato. “Sperimentare parametri di sviluppo per i data center è essenziale per la crescita del settore”.

Possibili sviluppi includerebbero metodi di alimentazione alternativi rispetto alla rete elettrica e soluzioni autonome per la gestione dei data center. I vantaggi della ricerca sui data center spaziali potrebbero accelerare anche il progresso in altre tecnologie spaziali, come la robotica e i lanciatori.

Per garantire l’efficienza energetica, questi centri dati spaziali necessiterebbero di un nuovo tipo di razzo, con emissioni ridotte di dieci volte. Inoltre, sarebbe necessario trovare soluzioni per assicurare la loro alimentazione in orbita, evitando il ricorso al carburante tradizionale.

Dumestier ha avviato discussioni con il gruppo francese Ariane e con un’azienda spaziale tedesca. Entrambe hanno messo in guardia sul fatto che sviluppare un razzo ecologico risulta complesso attualmente, ma le prospettive potrebbero cambiare in futuro. È fondamentale anche prevenire che i centri dati spaziali si aggiungano alla già preoccupante quantità di spazzatura spaziale presente in orbita.

I centri dati dovrebbero orbitare a circa 1.400 chilometri di altezza, un’altitudine superiori a quella dei satelliti tradizionali, ma per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità è fondamentale garantire una lunga vita operativa e materiali riciclabili.

Dumestier ha dichiarato che i data center spaziali potrebbero “restituire la sovranità dei dati agli europei e fornire all’Europa una piazza di vantaggio nel settore spaziale. Si tratta di un mercato potenzialmente ampio che potrebbe aprire nuove strade per molteplici applicazioni”.

Foto crediti & articolo ispirato da: Euronews

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